Verità da lungo tempo note. Con questa immagine felice Stanislavskij definiva le scoperte che aveva fatto durante il suo soggiorno finlandese del 1906. Verità da lungo tempo note, cioè quelle qualità del linguaggio teatrale (Stanislavskij faceva riferimento, in quel contesto, in particolare alla recitazione) che stanno lì, da sempre, di fronte agli occhi di tutti a definirne le fondamenta ma che hanno ogni volta bisogno di venire nuovamente scoperte. Che la scena abbia una sua autonoma dimensione creativa, che concorre, in maniera irrinunciabile, a definire la struttura e la fisionomia estetica dello spettacolo è una di quelle verità, ben conosciute da chi il teatro lo frequenti anche solo da spettatore ma, ancor di più, da coloro che il teatro lo fanno. La "ovvietà" di tale verità, però, ha una qualità ed una peculiarità tutte moderne e novecentesche, che corrispondono alla "scoperta" di quella che verrà poi comunemente e diffusamente chiamata scrittura scenica. Questo libro ha come obiettivo di studiare quei teatri che, nel corso del Novecento, hanno concorso - e sul piano operativo e sul piano teorico - al configurarsi della nozione stessa di scrittura scenica, avendo come osservatorio specifico le sperimentazioni della seconda metà del secolo a rivolgendosi anche alle riforme che ne caratterizzano i primi trent'anni. Privilegiate, in questo quadro, sono state le esperienze delle avanguardie (intendendo il termine in una accezione ampia, sia sul piano cronologico che concettuale) in quanto quelle che con più caparbietà, estremismo, radicalità e lucidità hanno affrontato il problema della riformulazione del codice espressivo del teatro, proprio attraverso la ricerca di una scena che si faccia scrittura. Ma in realtà, a ben vedere, quello della scrittura scenica è un fenomeno così diffuso e ramificato da riguardare da vicino le forme del rinnovamento del linguaggio teatrale novecentesco e da rappresentarne, probabilmente, l'elemento più tipicamente distintivo. Di qui l'idea della scrittura scenica come di un codice linguistico, da cui siamo partiti nel tentativo di tracciare uno spettro ed uno spaccato dell'esperienza moderna del teatro, con le sue aperture, le sue contraddizioni, le sue polemiche - a Novecento concluso possiamo dirlo - con la sua capacità di formulare in un modo particolare ed "epocale" la scrittura teatrale e le sue possibili applicazioni.