La regia, dunque, rappresenta la prima significativa testimonianza della presenza della scena come scrittura, anche se ci sembra di poter convenire con quanto affermano Bartolucci e Grande quando ne parlano come di un presupposto storico piuttosto che come del fenomeno pienamente operativo. All'interno della regia, infatti, la scrittura scenica agisce (e viene agita) come uno di quegli elementi linguistici che concorre a definire l'insieme, mentre, come abbiamo voluto più volte specificare, a partire dagli anni Sessanta essa si dà come vero e proprio modello di teatro. Vediamo, allora, attraverso qualche esempio in che modo si passi, già in quel contesto, da un nuovo ruolo affidato agli elementi scenografici alle prime tracce più propriamente riferibili alla scrittura scenica. Datare, come sembra legittimo, la nascita della regia alla esperienza della compagnia dei Meininger significa legarla intimamente al processo di ricostruzione storica e filologica che caratterizza le intenzioni del duca Giorgio II. Coordinare l'assieme, a discapito del mattatoriato del solista e ricostruire filologicamente l'ambiente storico al cui interno ha luogo la vicenda sono i suoi due principi guida. Si tratta, specie per il secondo elemento, che è quello che a noi sta più a cuore, di un'assoluta novità, essendo la ricostruzione storica affrontata con una scientificità e precisione di dettaglio che mancano nei pur vitali antecedenti romantici. Ciò che più importa, però, è che gli elementi scenografici non finiscono confinati nella dimensione dell'apparato, ma diventano parte costitutiva della scrittura dello spettacolo. Se poi osserviamo altri elementi strategicamente innovativi nel progetto teatrale dei Meininger, li troveremo intimamente connessi alla dimensione di una embrionale scrittura scenica. A cominciare dall'intervento sullo spazio architettonico del teatro. La scena all'italiana continua ad essere la incontrastata protagonista, a tal punto assimilata da perdere ogni connotazione storica e tradursi in una sorta di modello metastorico che finisce con l'identificarsi tout court con l'idea di teatro. Eppure, pur nel rispetto sostanziale di quella identità, i Meininger introducono almeno due novità. Anzitutto l'uso dei praticabili, anch'essi già presenti in pratiche scenografiche precedenti, ma che vengono assunti con una intenzione rivoluzionaria nuova, in quanto consentono di "scrivere" lo spazio come un fatto tridimensionale, liberando la scenografia dalle angustie del fondale. E poi il rifiuto della piantazione convenzionale dell'azione che voleva la scena principale in primo piano, i protagonisti staccati dal gruppo dei comprimari e pretendeva, specie nel finale, una disposizione a semicerchio in direzione dello spettatore. In nove della "verità" Giorgio II richiede, invece, la rinuncia alla simmetria ed una disposizione libera e più autentica dell'azione nello spazio. La famosa ricchezza delle scene di massa, poi, la scelta di scriverle al dettaglio, personaggio per personaggio, gesto per gesto andava ad integrarsi con gli elementi sopra citati determinando quel senso di novità che caratterizza l'apparire della compagnia tedesca sui palcoscenici di tutta Europa. Giorgio II, inoltre, nelle famose note affidate a Paul Lindau, entra addirittura nello specifico del mestiere. Il costume "invecchiato" entro cui l'attore si è abituato a sentirsi a suo agio, la cura minuziosa a che le lance di un gruppo di armigeri non abbiano la stessa inclinazione, determinando, così, un effetto innaturale, sono altrettanti esempi che dimostrano un'attenzione al dettaglio scenico tale che possiamo cominciare già a parlarne come di una scrittura. Quanto caratterizza il progetto teatrale dei Meininger è, dunque,una ricerca di omogeneità dell'impianto visivo dello spettacolo che va ad integrare la scrittura drammatica fornendole un sostegno scenico. E', questa, la prima caratteristica saliente della scena quale scrittura teatrale. Esemplificarla nel lavoro di Meininger significa testimoniare la presenza fin nelle premesse di un teatro di regia, non ancora compiutamente espresso.