Il sequel di questo nuovo Jumanji fa esattamente quello che facevo il predecessore: intrattiene egregiamente, salendo di livello, aggiungendo variabili per rendere l’esperienza cinematografica più divertente.
Si sale di livello perché l’idea di prendere dei personaggi e metterli dentro a corpi non propri viene estremizzata, perché ci sono più avatar, perché Danny De Vito è utilizzato benissimo (ed è la cosa migliore del film).
Per il resto niente di nuovo: ritmi serrati, Karen Gillian sempre bellissima, Jack Black e Dwayne Johnson fanno il loro dovere, Colin Hanks fa il suo cameo e Jumanji ha una propria volontà: il gioco cambia ogni volta: Jumanji non finisce qua. La sorpresa del film in realtà è Awkwafina, che interpreta un avatar: mi è sembrata sorprendentemente brava. Da domani Zalone colonizzerà l’intero panorama cinematografico italiano, ma Jumanji dovrebbe comunque essere ancora in programmazione: se vi piace l’avventura vecchio stile, se vi è piaciuto il primo o se solo volete passare un paio d’ore rilassanti ve lo consiglio. Per Zalone c’è tempo.
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